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Le linee guida per il recupero dell’edificio storico
di Davide Modena
«In Manifattura è la dimensione stessa dello spazio ad emozionare. Un progettista deve sedersi in mezzo a quello spazio e cominciare a pensare. Pensare cos’è, cosa significa, come liberarlo perché possa interpretare una funzione nuova». Fabrizio Capuzzo, una lunga serie di restauri di importanti palazzi storici, è l’architetto che ha firmato il progetto preliminare per il risanamento conservativo dell’edificio delle “Zigherane”. Costruito nel 1854, rappresenta il primo nucleo del compendio storico: 10 mila metri quadrati circa, un terzo dell’intera parte soggetta a tutela, quella che il masterplan del Progetto Manifattura riserva ad attività produttive leggere, quali uffici e laboratori.
Architetto Capuzzo, quali sono le linee guida che orientano il recupero dell’edificio storico di Manifattura? Il progetto preliminare, sulla base del quale è stato redatto il bando europeo per la progettazione definitiva ed esecutiva, è servito anzitutto per capire verso che tipo di restauro orientare le scelte future della progettazione definitiva. Quello su Manifattura è un intervento di archeologia industriale, molto diverso da quello su un palazzo storico, dove il restauro è di tipo filologico. Qui non c’è da restaurare il singolo sasso, la pietra, l’intonaco.
C’è invece bisogno di una lettura attenta di tutti quelli elementi che compongono quello che ho definito “il restauro della memoria” con la conservazione del “sapore” di Manifattura.
Cosa significa, nel concreto dei lavori che verranno realizzati?
Ho voluto metodologicamente suddividere gli elementi costruttivi dell'edificio in tre diverse categorie: la prima contiene quegli elementi privi di memoria o superfetazioni che non sono di per sé caratterizzanti lo spazio architettonico in cui si trovano e che possono essere demolite e sostituite con altro. La seconda categoria comprende gli elementi da restaurare o da sostituire a seconda del loro stato di conservazione, con materiali uguali in quanto fortemente caratterizzanti l'edificio. La terza categoria comprende le parti che devono rimanere inalterate, senza alcun intervento, con il mantenimento immutato dei segni del tempo, con le verniciature originali e le proprie scrostature. Elementi che partecipano alla formazione della grande suggestione che attualmente l'edificio trasmette e che qualsiasi intervento modificherebbe, cancellandola.
I grandi spazi interni sono una caratteristica di Manifattura. Che ruolo hanno nel progetto di recupero? Si tratta a mio avviso di liberare lo spazio da tutta una serie di tramezze costruite nel tempo, le ultime risalgono agli anni ’60 e ’70, che hanno in alcuni casi conglobato i grossi pilastri in pietra presenti a pianoterra o le colonne in ghisa ai piani superiori, così da restituire uno spazio intonso. La suddivisione all’interno di questo spazio dovrà mantenere la lettura unitaria di tale spazio, il progetto preliminare porta degli esempi applicabili.
Storia e contemporaneità dovranno coesistere senza contaminarsi? L'involucro dell'edificio restaurato dovrà contenere nuove funzioni che avranno bisogno di esprimersi con il linguaggio della contemporaneità adottando materiali moderni con il massimo contenuto tecnologico possibile che sappiano differenziarsi con l'attorno ma nel contempo dialogare con esso nel rispetto della percezione unitaria. Vorrei infine ricordare che il progetto prevede un ampliamento interrato sotto la piazza interna dell'edificio contenente un auditorium della capacità di 400 posti ed altre sale per la convegnistica, progettate con la massima flessibilità dello spazio e con l’uso di materiali e tecniche innovative.